Basta un ritaglio

L'esperienza di una banca del tempo torinese, lo scambio è anti-crisi
25 Ottobre 2013 - 12:00

Una banca che non richiede l’apertura di nessun conto corrente. Né una quota di iscrizione. L’unico deposito dovuto è la disponibilità di qualche ora delle proprie giornate. Si chiama “banca del tempo” ed è una struttura associativa (anzi comunità di persone, come amano definirsi i soci) che promuove un modello economico solidale alternativo allo scambio monetario, basato sulla reciprocità. Per un'ora di tedesco si può avere in cambio un'ora di massaggio shiatsu, per un'ora di cucina marocchina si scambia un'ora di baby sitting, e così via, a seconda della disponibilità e delle competenze dei partecipanti.

“Non siamo volontari, siamo militanti”, tiene a precisare Elisa Gallo, presidente di Basta un ritaglio, banca del tempo del quartiere San Salvario di Torino, città che ospita almeno 10 banche del tempo, una per ogni circoscrizione, con un coordinamento provinciale che si incontra una volta al mese per progettare insieme e portare avanti le attività.

Pensare "senza moneta" si impara

‘Basta un ritaglio” è nata nel 2005 e ha la caratteristica di lavorare con un pubblico particolarmente giovane, una novità rispetto alle altre banche del tempo del territorio. Inizialmente rivolta a studenti e stranieri per lo scambio di corsi di lingua, cucina e taglio e cucito, ora la Banca vuole puntare tutto sulla relazione e sulla soddisfazione dei bisogni quotidiani. “Le attività per cui si offre la propria disponibilità alla banca del tempo non sono volontariato. L’idea è insegnare, spingere e promuovere il pensare senza moneta, ovvero soddisfare le proprie esigenze senza ricorrere all’uso di soldi. Non crediamo che lo scambio non monetario possa soddisfare tutti i bisogni, ma allenarsi a pensare che si può fare migliora le relazioni e gli stili di vita”, spiega Gallo. Oggi l’attività che più esprime il cambiamento della banca di San Salvario è la creazione di una ludoteca autogestita: “l’esigenza è nata da Daniela, una mamma, che ha coinvolto altri genitori disponibili a prendersi cura dei bambini e socializzare, in uno spazio in completa autogestione".

Una comunità che fa incontrare domanda e offerta di tempo per scambiare saperi ha inevitabilmente uno sguardo particolare sulla crisi: “negli ultimi anni si avvicinano a noi soprattutto neolaureati ma anche 30enni, che nel momento di disoccupazione/sottooccupazione si iscrivono alla banca del tempo con l’idea di acquisire competenze e nello stesso tempo mettere a disposizione le proprie giornate, invece di stare a casa in attesa di trovare lavoro". Poi ci sono i lavoratori atipici, gli studenti, i freelance: "questo significa che nella nostrs banca c'è spazio diversi target di esigenze e di pubblico, ma lo scambio di tempo avviene con discontinuità e richiede molta energia".

Riappropriarsi del territorio

"Basta un ritaglio”, come tutte le banche del tempo, è molto legata al territorio e collabora con la casa del quartiere di San Salvario, dove da tre anni ha la propria sede. “La vicinanza geografica è sempre fondamentale. Se ho bisogno di un orlo dei pantaloni non attraverso tutta la città per incontrare qualcuno che può farmelo. La possibilità di incontrarsi facilmente è fondamentale”, conferma Gallo, anche se sfruttare le potenzialità del web per migliorare i servizi della banca è un’idea che i soci stanno già sviluppando, per migliorare la gestione automatica degli scambi. “Quando il numero iscritti aumenta avremmo bisogno di una persona che lavora 10 ore a settimana per coordinare lo scambio di tempo: questo non è sostenibile, dal momento che la banca funziona attraverso bandi pubblici. Il lavoro dei soci dovrebbe rimanere sulle relazioni, mentre un’idea di “social network di quartiere” potrebbe aiutarci nella gestione degli scambi che oggi richiede tempo ed energie”.

Questione di tempo

Oggi "Basta un ritaglio" sta lavorando a un progetto di ricerca-azione dal titolo “Questione di tempo. Le Banche del tempo, in tempo di crisi”, con un lavoro di analisi e confronto con altre delle realtà urbane che promuovono un’economia senza moneta, come spazi di coworking, ciclofficine, ecc. “Siamo in cerca di nuove risposte ai bisogni quotidiani dei cittadini per tirar fuori linee guida e fare richieste concrete a livello politico e cittadino. Vorremmo organizzare una giornata di sperimentazione dello scambio non monetario per promuovere questa esperienza anche tra chi non è mai venuto in contatto con le nostre realtà”, racconta Elisa Gallo, che punta molto sull'importanza della sensibilizzazione, dopo tanti anni di esperienza alla banca del tempo dove ha imparato che "non siamo abituati a dare stesso valore alle cose scambiate gratuitamente con quelle comprate".

Nel 2011 "Basta un ritaglio" ha partecipato al progetto “Luci e Ombre” del Coordinamento provinciale Banche del tempo, per indagare lo scambio non monetario. In questo video sono presentate alcune interviste dell’inchiesta:

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