Lo stato dell'economia
Bacchettata per Apple questa settimana, dopo che la Commissione Europea ha stabilito che l'azienda dovrà restituire 13 miliardi di imposte non pagate grazie al trattamento fiscale, ritenuto non equo, concesso a suo tempo dall'Irlanda. Per farsi un'idea, secondo Bruxelles, Apple avrebbe goduto di un'aliquota effettiva dell'1% nel 2003, ulteriormente abbassata allo 0,5% nel 2011 e allo 0,005% nel 2014. L'Irlanda quei soldi, in realtà, sembra neanche volerli – scrive La Stampa – per non perdere il suo status di “paradiso fiscale” per le aziende.
In quel di Cupertino, l'ad di Apple Tim Cook ha replicato che le affermazioni della Commissione sono “fesserie” e che il tasso di imposizione fiscale sostenuto in Irlanda era mediamente del 26,1%. Secondo Cook, la decisione di Bruxelles è “esasperante e dettata da un pregiudizio contro le multinazionali americane”. Peccato che, intervistato da Repubblica a metà agosto, invocava una riforma del fisco negli Stati Uniti perché le aliquote attuali sono “inique” e sostenendo semplicemente che “i guadagni realizzati in Irlanda, restano lì perché la legge consente di farlo”.
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A proposito di imprese hi-tech, l'altro protagonista della settimana è stato Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, in visita in Italia e poi, a sorpresa, in Nigeria. Da noi, dopo un tour nel quale ha incontrato il Papa, il premier Matteo Renzi e un gruppo di studenti universitari, ha annunciato una donazione di 500.000 euro alla Croce Rossa a sostegno degli interventi per il terremoto che il 24 agosto ha colpito il Centro Italia. Peccato che, scrive il Corriere della Sera, i fondi siano spendibili solo in pubblicità su Facebook e, secondo qualcuno, siano “pochi” per un colosso da 364 miliardi di dollari.
In Nigeria, polemiche simili sulla “trasparenza” dell'interessamento del giovane ad, hanno segnato la sua visita a un acceleratore di imprese di Lagos: Facebook, a maggio, ha lanciato il servizio FreeBasics che permette di collegarsi gratuitamente al social network e a una lista predefinita di altri siti, con il relativo seguito di polemiche su quanto sia effettivamente “gratuito” in termini di libertà un servizio così congegnato. In seconda battuta, Zuckerberg ha investito anche in alcune startup locali, come Andela, una società che si occupa di formare sviluppatori software locali. Peccato che al momento della comunicazione dell'investimento, Andela sia stata presentata come una startup di New York e il suo co-fondatore nigeriano, Iyin Aboyeji, a malapena citato nel comunicato.
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Tornando all'Italia, la settimana si chiude con una notizia negativa: l'Istat ha confermato che nel secondo trimestre dell'anno la crescita del Pil si è fermata, come aveva anticipato ad agosto. Come parziale consolazione, c'è da dire che la variazione rispetto allo stesso periodo del 2015 è invece migliorata, passando dallo 0,7% allo 0,8%. Però il bottino è magro, nonostante gli sforzi del governo. E invece in Spagna, dove un governo non c'è, il Pil vola.
Oltre lo specchio
Si dice che non è tutto oro quel che luccica e, leggendo la storia Penny Kim, ex responsabile del marketing di un'altra azienda della Silicon Valley WkrRiot, ci si può fare l'idea di come anche il mito della “terra promessa” delle nuove azienda tecnologiche possa trasformarsi nell'incontro con persone dagli scarsi scrupoli, stipendi non pagati e bugie da parte dei dirigenti. Un po' quello che è accaduto a Kim, lavorando per questa start-up che proponeva un servizio in grado di selezionare per gli utenti solo i lavori davvero adatti per loro. Peccato che la dipendente, insieme a un gruppo di altri colleghi, ha finito per fare causa all'azienda nel giro di pochi mesi, dopo essere stata assunta a maggio 2016, proprio perché non vedeva stipendi né gli investimenti promessi per la sua area di competenza.
Bonus track
§ Se qualcuno pensava che per la manifattura nei Paesi occidentali non ci fosse più storia dopo l'ascesa della Cina, Quartz segnala il fatto che, invece, la qualità dei prodotti, per esempio nel settore della robotica e della meccatronica, così come la preparazione dei laureati in discipline tecniche e ingegneristiche è talmente scarsa che molte aziende stanno seriamente valutando come riportare la produzione in Europa e negli Stati Uniti.
§ Il Fatto Quotidiano racconta, invece, di come in diverse regioni d'Italia, dalla Calabria alla Toscana la gestione dell'acqua come effettivo servizio pubblico, come stabilito dall'esito del referendum del 2001, incontri ostacoli soprattutto da parte della finanza. Secondo l'articolo, infatti Depfa Bank, istituto finanziario controllato dal governo tedesco, e Monte dei Paschi sarebbero i due principali investitori di una serie di società erogatrici alle quali avrebbero imposto clausole capestro, in grado praticamente di escludere qualsiasi tentativo di trasformazione delle società in enti totalmente pubblici.
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