Sofferenze senesi, rinascite sarde e abruzzesi

POPWEEK, l’economia di una settimana
11 Luglio 2016 - 11:19
Un Bontempi Junior anni '70 (by Little Bitchard - https://youtu.be/vgJjXQFZ4TI)

Lo stato dell'economia

La settimana inizia maluccio: Milano perde e l'industria fa segnare il primo calo del 2016. Intanto, l'onda lunga della Brexit, sommata alla debolezza ormai strutturale del sistema bancario italiano, la scorsa settimana ha spinto i riflettori sulla più antica banca del mondo, il Monte dei Paschi di Siena. Andando con ordine, tutto è cominciato lunedì 4 luglio quando il Financial Times ha pubblicato in prima pagina un retroscena sulle trattative tra Roma e Bruxelles in fatto di ricapitalizzazione degli istituti bancari, affermando che il premier Matteo Renzi sarebbe stato pronto anche a prendere decisioni unilaterali “pompando” miliardi di fondi per stabilizzare le banche tricolori.

L'indiscrezione è stata smentita da Palazzo Chigi, ma secondo La Stampa esisterebbe comunque una soluzione rispettosa delle regole Ue, che prevede l'emissione di obbligazioni convertibili insieme a un nuovo intervento di sostegno del fondo Atlante. L'unico problema – si fa per dire – è che i tempi dell'operazione non sono facilmente compatibili con quelli dei mercati e con gli stress test della Bce, i cui risultati saranno resi noti il 29 luglio. Poi, sottolineano Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere, il problema resta sempre il prezzo al quale il governo acquisterebbe i crediti deteriorati. E, per completare il quadro, anche l'Economist sostiene che bisogna permettere al nostro Paese di intervenire per non compromettere del tutto la già precaria situazione economica europea.

 

Nel frattempo, sempre lunedì, Repubblica raccontava che giusto alla vigilia del referendum sulla Brexit, la Bce aveva inviato proprio al Montepaschi una lettera in cui chiedeva di redigere in tempi stretti un piano triennale per far tornare entro un livello fisiologico i crediti in sofferenza dell'istituto. Notizie che ovviamente non hanno fatto bene all'illustre “malato”, che, dopo vari saliscendi della Borsa, ha toccato il minimo storico con una capitalizzazione di soli 777 milioni di euro, per poi riprendersi un pochino (ma poco poco) venerdì 8. Dal canto suo, il consiglio di amministrazione di Mps che si è riunito giovedì sta lavorando a un piano per liberarsi dei 9,6 miliardi netti di crediti inesigibili entro il 2018, come richiesto da Francoforte. Tutto potrebbe accelerare, anche per evitare che il saliscendi cancelli il paziente prima ancora della cura...

 

 

Oltre lo specchio

Non ci sono più neanche i milionari di una volta, parrebbe dire il World Wealth Report 2016 della società di consulenza Capgemini che racconta le scelte di investimento dei milionari under 40 (eh, sì, non tutti i millennials rientrano nella categoria dei precari coltissimi…). Secondo un articolo del Washington Post, questi giovani ricchi sembrerebbero infatti avere delle idee tendenzialmente classiche rispetto alla gestione del proprio denaro: il 33,5%, per esempio, detiene il proprio patrimonio sotto forma di liquidità e ben il 17% di chi investe predilige l'immobiliare. Inoltre, chi si rivolge a un gestore, punta poi su beni rifugio, quali appunto il mattone o l'oro. “La liquidità – motivano la scelta i milionari under 40 – ci permette di avere fondi disponibili quando si presenta l'occasione di fare un buon investimento”. E, non meno importante forse, di mantenere lo stile di vita desiderato.

 

 

Bonus track

§ Pretziada è una parola che in sardo significa “preziosa” ed è il nome del progetto che ha base a Santadi, nel Sulcis, una delle zone più povere d'Italia, dove Ivano Atzori e Kyre Chenven – sardo lui e americana lei - hanno scelto di vivere, creando un e-commerce per valorizzare l'artigiano sardo. Ora il paese si prepara a ospitare, in cinque vecchie case abbandonate e ora in corso di restauro, anche una serie di iniziative culturali dedicate al territorio e organizzate da Pretzoada.

 

§ Alzi la mano chi da ragazzino non ha avuto uno strumento musicale – dalla pianola al flauto delle scuole medie – fatto da Bontempi. L'azienda abruzzese, dopo 80 anni di storia e note, dal 2008 era entrata in una pesantissima crisi che l'ha portata sull'orlo del fallimento. Ma non era destino, evidentemente, che la fabbrica di strumenti chiudesse i battenti: come racconta Il Sole 24 Ore, 18 dei suoi operai, oltre a fare presidi e picchetti davanti all'azienda, si sono organizzati per rilevarne un ramo e rilanciare la produzione. Oggi sono 35 addetti, un numero che potrebbe crescere, e l'anno scorso hanno fatturato tre milioni di euro. Che dire? Yes, we can.

Aggiungi un commento

0