La Francia in piazza e i robot per gli investimenti

POPWEEK, l’economia di una settimana
17 Giugno 2016 - 17:06
La manifestazione del 14 giugno a Parigi, foto di Patrick Janicek (CC BY 2.0)

Lo stato dell'economia

C'era una volta la concertazione, potremmo dire. Ma no, questa volta non c'entrano il premier Matteo Renzi e i sindacati nostrani, ma i loro omologhi d'Oltralpe. A Parigi infatti questi giorni di giugno saranno ricordati come quelli delle proteste contro la Loi Travail, la legge di riforma del lavoro che martedì 14 ha portato in piazza un gigantesco corteo che ha sfilato da Place d'Italie fino a Les Invalides per chiedere il ritiro della legge.
La manifestazione è stata costellata di scontri violenti tra casseur e forze dell'ordine, con un bilancio finale di 42 fermi e 40 feriti.

 

Ma cos'è che fa discutere tanto i francesi? La nuova norma prevede alcuni cambiamenti importanti come, per esempio, i criteri che permettono di licenziare per ragioni economiche, l'utilizzo del referendum per gli accordi aziendali firmati da un sindacato che abbia almeno il 30% dei consensi e il licenziamento per chi non si adegua all'esito del referendum, la flessibilità di orario senza modifiche alla retribuzione in caso di aumento della produttività.

 

Non pensate però che il premier Manuel Valls si sia fatto intimorire dalle proteste che durano ormai da giorni:  “La legge non cambierà perché è già il risultato di un accordo con il sindacato. Non serve  – ha detto – organizzare nuove manifestazioni”. Il presidente Francois Hollande ha rincarato la dose annunciando anche che “se mancheranno adeguate garanzie di sicurezza”, nessuna manifestazione sarà più autorizzata.

 

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Nel frattempo da noi, scrive Repubblica, il governo ha lanciato la proposta del prestito pensionistico, vale a dire la possibilità dal 2017 di lasciare in anticipo il lavoro per i nati tra il 1951 e il 1955, ricevendo un prestito pari all'importo della pensione netta per gli anni mancanti all'età del pensionamento. Questa somma dovrà poi essere restituita in base a un piano di ammortamento di 20 anni tramite una trattenuta sull'assegno previdenziale. L'uscita anticipata sarà consentita fino a un massimo di tre anni prima dell'età necessaria per ottenere la pensione di vecchiaia.

 

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Prosegue intanto la fase attendista delle banche centrali: mercoledì la Fed ha annunciato di voler lasciare invariati i tassi e ha tagliato le stime di crescita dell'economia Usa per quest'anno e per il prossimo. Il giorno dopo anche Bank of England, Bank of Japan e la Banca centrale svizzera si sono allineate sulla stessa lunghezza d'onda. Dietro a queste decisioni, l'attesa per il referendum sulla Brexit che si svolgerà tra meno di una settimana.

 

 

Oltre lo specchio

Chi ha paura del robo-consulente? A quanto afferma Repubblica, la categoria dei promotori finanziari italiani – circa 12mila – che è in allarme per l'avvento dei Robo Advisor, una categoria di sofisticati software che sono in grado di stabilire qual è la migliore allocazione dei risparmi in base alle caratteristiche ed esigenze di uno specifico individuo, modificandola in tempo reale secondo l'andamento del mercato. Considerato che si tratta, appunto, di programmi informatici, facile capire come “il risparmio sia evidente”.

 

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Paese che vai, bitcoin che trovi: in Giappone, scrive IlSole24Ore, l'istituto bancario Bank of Tokyo-Mitsubischi Ufj sta per lanciare la propria moneta virtuale, che ha battezzato “Mufg coin”. Dietro l'acronimo non esattamente immediato (o perlomeno facile da pronunciare) scelto da grande gruppo finanziario - il primo tra quelli tradizionali a cavalcare il trend delle criptovalute – c'è la possibilità di usare la moneta virtuale per le transazioni interne, per poi estenderla anche ai consumatori. Un modo per tenere testa alla concorrenza di app e servizi “FinTech”, evitando però la volatilità tipica del bitcoin: il cambio con lo yen infatti sarà di uno a uno.

 

 

Bonus track

§ A proposito di FinTech, è interessante la storia di TransferWise, un software inventano da due giovani estoni espatriati a Londra per risolvere il problema dei costi, talvolta esosi e poco giustificati, del cambio di valuta. In breve, TransferWise mette in contatto persone che, per esempio, incassano somme dello stesso importo ma in valute differenti – euro vs. sterline, per dire – e hanno bisogno di convertirle. L'idea è semplice: invece di convertire il denaro, pagando le commissioni, è più facile accordarsi per uno scambio di valore equivalente per cui chi ha bisogno di euro disporrà della somma in quella valuta, facendo bonifici o altre operazioni, e viceversa. Il tutto facendo riferimento all'effettivo tasso di cambio.

 

Il sistema, di fatto, si ispira in qualche modo a modelli per trasferire il denaro oltreconfine che esistono da tempi remoti, come la hawala, usato nell'area medio-orientale. Un aspetto che, secondo l'analisi fatta da Bloomberg, fa riflettere sul fatto che non è per forza vero che l'idea da cui nasce una startup debba essere per forza così “innovativa”.

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