Tra bolle e montagne russe

Una settimana agitata per le borse europee. Che succede?
21 Ottobre 2014 - 08:30

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Giovedì 16 ottobre l’indice Stoxx Europe 600, il listino dei principali titoli quotati sulle borse del Vecchio Continente, ha chiuso in negativo per l'ottavo giorno di seguito. È stata la peggior striscia negativa degli ultimi 11 anni.  Cosa era successo allora, nel 2003?

Tra il 2000 e il 2003 l’indice Stoxx 600 passa da 400 a 170 punti in seguito allo sgonfiamento della bolla dei titoli tecnologici. Le due situazioni, quindi, non sono confrontabili: lì eravamo alla fine di un periodo di ribasso, oggi veniamo da una fase di rialzo. Allora eravamo in presenza di una classica bolla speculativa che si è esaurita all’interno del mondo borsistico, senza alcun impatto sistemico. Oggi non si può dire lo stesso in quanto banche e stati non godono certo di buona salute.

Poi, venerdì 17, c'è stato il rimbalzo. Come interpretare questo andamento delle borse europee? 

La domanda è questa: siamo in presenza di un normale ribasso in cui i mercati prendono fiato, o siamo all’inizio di una grossa correzione, di un ribasso che esploderà nel 2015? Non c'è una risposta certa.

Le cause possibili del ribasso sono tante: le recenti notizie sul virus dell’ebola, l’instabilità geopolitica, il rallentamento economico e la deflazione nell’area euro, le politiche monetarie messe in campo dalle principali banche centrali. Quali, secondo te, hanno maggior peso?

Al momento le cause non sono da cercare in fattori esterni ma interni al mercato. Sicuramente le tensioni geopolitiche sono un elemento destabilizzante da non sottovalutare e da tenere sotto osservazione, ma al momento non hanno alcun rapporto diretto con gli andamenti di borsa. Come pure l’ebola. Non possiamo spiegare questo ribasso delle borse europee, e in generale i ribassi del mercato borsistico, senza capire come siamo arrivati a questo lunga striscia di massimi storici dei listini.

E quindi?

Senza dubbio la forte crescita del mercato azionario è frutto della prolungata e massiccia politica espansiva della Fed e della Bank of Japan e delle loro azioni di quantitative easing, con le quali hanno acquistato, per una predeterminata e annunciata quantità di denaro, attività finanziarie dalle banche. Questa gran massa di liquidità, iniettata per curare l’economia reale (accesso al credito, minore costo dell’indebitamento, stimolo della domanda, della produzione e dell'occupazione), di fatto ha finito per gonfiare i volumi delle borse. Due indicatori lo mettono in evidenza: primo, il livello del margin debt, ovvero le azioni comprate con soldi presi a prestito, è più alto di quello del 2007; secondo, le aziende, soprattutto quelle americane, usano la liquidità per comprare le proprie azioni, su cui, per inciso, i manager prendono poi i bonus!

Insomma, questa liquidità fa comodo...

Proprio così. Pensa che nel terzo trimestre di quest’anno i profitti di Goldman Sachs sono cresciuti del 48%! E se all’orizzonte si intravede un possibile cambio di rotta, si forza la mano. Da una parte, infatti, c'è la Fed che ha anunciato la fine del quantitative easing dopo il raggiungimento dell’obiettivo di un tasso di disoccupazione sotto il 6%. Dall’altra, c’è una Banca centrale europea che stenta ad affermare una vera e propria politica di quantitative easing, sia perché non contemplata nel suo statuto, sia perché dubita abbia esiti certi sulla economia reale.

Crisi dimostrative, quindi? Un braccio di ferro tra investitori e banche centrali?

Al momento si può supporre che sia così. Le chiamerei "prove tecniche di trasmissione".  Normalmente sono le banche centrali a inviare messaggi ai mercati annunciando quali politiche monetarie adotteranno. In questo caso assistiamo a un’inversione di ruoli, con i mercati che mandano segnali di avvertimento alle banche centrali: “Avete intenzione di allentare la dose di liquidità? E noi vi facciamo vedere cosa potrebbe succedere se continuate”.

Siamo alla resa dei conti?

Se è corretta questa ipotesi non ci siamo ancora. Sicuramente però visto i livelli dei listini sia azionari che obbligazionari ci sarà un giorno la goccia che farà traboccare il vaso e questa volta ci diranno che l’elemento scatenante sarà stato il virus ebola o qualsiasi altra cosa funzioni da pretesto credibile. A meno che le luci di una grande e prepotente ripresa economica illuminino presto l’orizzonte.

L'andamento dell'indice Stoxx Europe 600 nel periodo 1987-2014
L'andamento dell'indice Stoxx Europe 600 nel periodo 1987-2014

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